sabato 14 agosto 2021

Correzione ponti termici


Nelle certificazioni di laboratorio per avvalersi del CAM e DOP ,si osserva che il beneficio apportato da 8 mm di Therma Stone , si traduce in una riduzione del 50% della trasmittanza lineica interna. La temperatura minima superficiale interna risulta pressoché invariata in virtù della tipologia di telaio con taglio termico.

VANTAGGI


Nella posa dei cappotti tradizionali frequentemente lo spessore dell’isolante interferisce inglobando i davanzali delle finestre e lasciando “scoperto” il ponte termico. 

Laddove i tradizionali termoisolanti non possono essere impiegati per la correzione dei ponti termici a causa di un ingombro incompatibile con gli spessori a disposizione, Therma Stone by Nobilium ,  garantisce la continuità dell'isolamento riducendo sensibilmente lo spessore della coibentazione. 

L'estremamente bassa conducibilità termica permette di operare con spessori a partire da 8 mm.


In generale, la correzione nei nodi costruttivi critici riduce l'incidenza dei ponti termici sulla facciata oggetto d'intervento ed allontana il rischio di formazione di muffe.


SUGGERIMENTI PER LA POSA


Therma Stone Nobilium, può essere incollato al supporto mediante malte adesive.


Anche il bancale sovrastante può essere incollato mediante malte adesive e deve essere incassato nelle spallette laterali in muratura

Millennium Distributore Campania.              

Email; sabatopagano1@virgilio.it

Mobile; Sabato Pagano 3339883974

Via Campia ,78 

84012 ,Angri (Sa)










giovedì 12 agosto 2021

Roman Cement & Pozzolana

Il segreto dell'indistruttibile cemento dei Romani

Il cemento inventato dai Romani dura millenni, quello moderno si sgretola in pochi decenni: una equipe di ricercatori americani ha scoperto perchè

I romani si erano probabilmente ispirati al tufo che per millenni è stato cavato dai depositi vulcanici dell'Italia centrale per farne blocchetti da costruzione: frantumavano e cuocevano il calcare per farne calce da mescolare con roccia sminuzzata e cenere vulcanica - come la pomice - più acqua salata. Questo tipo di cemento è stato utilizzato in una quantità di costruzioni, comprese quelle monumentali come il Pantheon a Roma, ma gli scienziati non avevano mai capito come potesse resistere all'effetto erosivo e corrosivo del mare.

venerdì 25 giugno 2021

Le difficoltà per l'approvvigionamento degli isolanti per mancanza materie prime!

Negli ultimi anni,gli isolanti in polistirene espandibile sono stati vissuti come in un caleidoscopio di situazioni mutevoli in modo imprevedibile ad ogni sussulto della situazione geopolitica mondiale dovuta a guerre, pandemie, cambiamenti climatici, inquinamento ambientale e ad una globalizzazione selvaggia dell’economia, tutti fattori che possono incidere in maniera determinante sulle economie nazionali dei singoli Stati.

L’attuale situazione, però, ha dei connotati che non si sono mai riscontrati simultaneamente:

  • la straordinaria richiesta di prodotti;
  • l ’aumento fuori controllo del prezzo di tutte componenti;
  • le criticità legate all’approvvigionamento di tutti i materiali;
  • il blocco o il forte contingentamento di alcune materie prime strategiche nella produzione dell’EPS (es. la grafite).

Ad oggi, non sappiamo quanto potrà durare ancora questa paradossale situazione: per ora non ci rimane che cercare di tutelare al meglio tutti i nostri Clienti, vero patrimonio della nostra Azienda.

Per dare un’adeguata risposta all’incremento degli ordini dei nostri Clienti, abbiamo mobilitato e potenziato tutte le aziende che collaborano con noi, nel campo degli isolanti sintetici, minerali e naturali programmando un approvigionamento dei materiali e spingendo le stesse aziende di produzione a garantirci delle lastre per Sistemi a Cappotto confidando che non ci siano ulteriori interruzioni nell’approvvigionamento delle materie prime, la cui disponibilità per il settore, in particolare degli isolanti sintetici, risulta assai carente in funzione dell’elevata domanda”provocata dal eco-bonus.

Invitiamo per tanto ,tutti i nostri clienti a formulare gli ordini in modo programmatico, e spingendo a scegliere i materiali con tempi di consegna garantiti nei 20gg lavorativi.

MILLENNIUM

SabatoPagano


 

martedì 8 giugno 2021

MILLENNIUM: Superbonus per interventi di rinforzo su strutture...

MILLENNIUM: Superbonus per interventi di rinforzo su strutture...: Usare il Superbonus per interventi di rinforzo su strutture in c.a.: ecco un software per calcolarne il costo   Brigante Domenico - Ingegner...

Superbonus per interventi di rinforzo su strutture "COME ATTUARE L'ITER"








Usare il Superbonus per interventi di rinforzo su strutture in c.a.: ecco un software per calcolarne il costo

   29/07/2020  5475

Con il nuovo Sismabonus, per gli edifici in calcestruzzo armato è possibile ottenere il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore, eseguendo solamente interventi locali di rafforzamento, anche in assenza di una preventiva attribuzione della Classe di Rischio.

Gli interventi necessari per il passaggio di classe sono il confinamento di tutti i nodi perimetrali non confinati dell’edificio, le opere volte a scongiurare il ribaltamento delle tamponature, compiute su tutte le tamponature perimetrali presenti sulle facciate ed eventuali opere di ripristino delle zone danneggiate e/o degradate.

Uno strumento gratuito, utile ai professionisti ed ai proprietari di immobili per calcolare rapidamente il costo di un intervento di miglioramento sismico di strutture in c.a. mediante il metodo semplificato è stato sviluppato dall’azienda OLYMPUS specializzata in materiali FRP, FRCM e CRM per il consolidamento strutturale.

software-sismabonus-olympus.JPG

Inserendo pochi e semplici dati relativi al fabbricato oggetto di stima è possibile ottenere il calcolo del credito di imposta potenziale relativo agli interventi di miglioramento sismico proposti. Il software svilupperà un computo metrico delle opere strutturali al quale il tecnico potrà aggiungere il costo delle opere edili complementari. 

Il software può essere scaricato gratuitamente dal sito

Il metodo semplificato per il sismabonus 110% su strutture in c.a.

Come indicato nell'allegato A alle Linee Guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni, per gli edifici in calcestruzzo armato è possibile ottenere il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore, eseguendo solamente interventi locali di rafforzamento, anche in assenza di una preventiva attribuzione della Classe di Rischio.
confinamento del nodoCiò è possibile soltanto se la struttura è stata originariamente concepita con la presenza di telai in entrambe le direzioni e se saranno eseguiti tutti gli interventi seguenti:

  • confinamento di tutti i nodi perimetrali non confinati dell’edificio; 
  • opere volte a scongiurare il ribaltamento delle tamponature, compiute su tutte le tamponature perimetrali presenti sulle facciate;
  • eventuali opere di ripristino delle zone danneggiate e/o degradate.

Il nuovo superbonus 110% - una grande opportunita’

A partire dal 1° luglio 2020, fino al 31 dicembre 2021 ai cittadini viene concessa la possibilità di riqualificare l’immobile riducendo gli oneri fino al “costo zero” sfruttando i nuovissimi incentivi fiscali e il meccanismo dello sconto in fattura.

Il D.L. Rilancio ha previsto degli incentivi fino al 110% della spesa che consentiranno senza alcun costo di rendere più efficiente e più sicura l’abitazione ed al contempo di aumentarne il valore commerciale. 

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Le linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni

Le Linee Guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni forniscono gli strumenti operativi per la classificazione del Rischio Sismico delle costruzioni. 

Il documento definisce otto Classi di Rischio, con rischio crescente dalla lettera A+ alla lettera G. La determinazione della classe di appartenenza di un edificio può essere condotta secondo due metodi, tra loro alternativi, l’uno convenzionale e l’altro semplificato, quest’ultimo con un ambito applicativo limitato. 

Il metodo convenzionale è concettualmente applicabile a qualsiasi tipologia di costruzione, è basato sull'applicazione dei normali metodi di analisi previsti dalle attuali Norme Tecniche e consente la valutazione della Classe di Rischio della costruzione sia nello stato di fatto sia nello stato conseguente all’eventuale intervento. 

Il metodo semplificato si basa su una classificazione macrosismica dell'edificio, è indicato per una valutazione speditiva della Classe di Rischio dei soli edifici in muratura e può essere utilizzato sia per una valutazione preliminare indicativa, sia per valutare, limitatamente agli edifici in muratura, la classe di rischio in relazione all’adozione di interventi di tipo locale. Ulteriori specifiche applicazioni del metodo semplificato sono riportate al §3.2 delle presenti linee guida. 

Per la determinazione della Classe di Rischio si fa nel seguito riferimento a due parametri: (i) la Perdita Annuale Media attesa (PAM), che tiene in considerazione le perdite economiche associate ai danni agli elementi, strutturali e non, e riferite al costo di ricostruzione (CR) dell’edificio privo del suo contenuto, e (ii) l’indice di sicurezza (IS-V) della struttura definito come il rapporto tra l'accelerazione di picco al suolo (PGA, Peak Ground Acceleration) che determina il raggiungimento dello Stato Limite di salvaguardia della Vita(1) (SLV), capacità in PGA – PGAC, e la PGA che la norma indica, nello specifico sito in cui si trova la costruzione e per lo stesso stato limite, come riferimento per la progettazione di un nuovo edificio, domanda in PGA - PGAD. L’indice di sicurezza (IS-V) della struttura è meglio noto ai tecnici con la denominazione di “Indice di Rischio”(2). 

Nel caso degli edifici la Classe di Rischio associata alla singola unità immobiliare coincide con quella dell’edificio e, comunque, il fattore inerente la sicurezza strutturale deve essere quello relativo alla struttura dell’edificio nella sua interezza. Caso più articolato, ovviamente, è quello relativo agli aggregati edilizi in cui l’individuazione dell’unità strutturale è più complessa e per la quale, per semplicità, può farsi riferimento al metodo semplificato nel seguito riportato. 

In ogni caso, l’attribuzione della Classe di Rischio mediante il metodo semplificato è da ritenersi una stima attendibile ma non sempre coerente con la valutazione ottenuta con il metodo convenzionale, che rappresenta, allo stato attuale, il necessario riferimento omogeneo e convenzionale. 

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Laddove si preveda l’esecuzione di interventi volti alla riduzione del rischio, l’attribuzione della Classe di Rischio pre e post intervento deve essere effettuata utilizzando il medesimo metodo e con le stesse modalità di analisi e di verifica, tra quelle consentite dalle Norme Tecniche per le Costruzioni. 

Nel caso di valutazioni finalizzate all’esecuzione di interventi sugli edifici volti alla riduzione del rischio, è consentito l’impiego del metodo semplificato, nei soli casi in cui si adottino interventi di rafforzamento locale; in tal caso è ammesso il passaggio di una sola Classe di Rischio.

Il software gratuito per calcolare il costo del tuo intervento semplificato su strutture in c.a.

Al fine di fornire uno strumento utile ai professionisti ed ai proprietari di immobili per calcolare rapidamente il costo di un intervento di miglioramento sismico di strutture in c.a. mediante il metodo semplificato OLYMPUS ha sviluppato un nuovo software gratuito.

Inserendo pochi e semplici dati relativi al fabbricato oggetto di stima è possibile ottenere il calcolo del credito di imposta potenziale relativo agli interventi di miglioramento sismico proposti. Il software svilupperà un computo metrico delle opere strutturali al quale il tecnico potrà aggiungere il costo delle opere edili complementari.  

Il software può essere scaricato gratuitamente dal sito










 

lunedì 7 giugno 2021

L'INTONACO DEUMIDIFICANTE

 

L'INTONACO DEUMIDIFICANTE


La traduzione e l’interpretazione dei testi classici hanno prodotto, attraverso i secoli, il perpetuarsi di un’Arte ancor valida ai giorni nostri. Il processo di trasmissione del sapere, da Mastro a giovane di Bottega, di generazione in generazione, ha consentito una lenta, continua evoluzione delle conoscenze, che hanno lasciato preziose memorie sul nostro territorio.

Se da un lato i professionisti del restauro tendono ad applicare materie e modi di costruire del passato, perche più in aderenza alla verità storica del fabbricare, dall’altro, pero, vi e anche una consolidata propensione all’utilizzo di materiali e tecnologie moderni: i lunghi tempi di elaborazione e le tecniche costruttive del passato - che erano un patrimonio culturale dei costruttori d’un tempo - sembrano oggi quasi improponibili a causa dell’impossibilita di disporre delle tradizionali Arti dei vecchi Mastri. Non di meno, la mancanza delle materie originarie delle antiche ricette, sta causando, nella moderna produzione industriale, modificazioni tali da poter compromettere irreversibilmente una cultura che sembra oggi cadere nell’oblio.

L’obiettivo dell’ Accademia  ha come scopo la riconquista delle antiche Regole poiché i Mastri, che in essa lavorano, hanno piena consapevolezza, che la loro conoscenza e l’unico supporto culturale che metta in grado il progettista-restauratore di valutare quali siano le caratteristiche dei materiali del passato e quali le virtù che li rendono ancor oggi compatibili col progetto di restauro.

Ulteriore scopo della nuova “Bottega” – Accademia - è quello di porre in rilievo scelte e strategie, che possano condurre gli operatori del settore, a riconvertire tecniche generalizzate ad un più specifico uso locale della materia e del colore, con particolare attenzione al patrimonio storico che caratterizza la cultura e l'ambiente in cui e inserito.

L’esperienza dell’Accademia  si caratterizza in tecniche di consolidamento delle cortine ammalorate, scelta dei materiali più idonei, composizione delle malte e conseguenti innovative modificazioni, preparazione dei tinteggi e loro stesura, che si complementa con ogni altra forma artigianale di applicazione dei materiali, in stretta aderenza con la tradizione e le esigenze progettuali di ogni intervento a cui sono chiamati.

Le origini della ricerca
Nel 1770, M. Loriot, un eclettico ricercatore francese, primo meccanico di sua Maestà Luigi XV, pose quest’intrigante quesito: “Come si spiega che i romani abbiano costruito l’acquedotto, conosciuto col nome Pont du Gard, nelle prossimità di Nimes, senza far uso di pozzolana? Se hanno usato esclusivamente calce grassa, come e possibile che abbiano messo in uso l’acquedotto senza veder la calce dilavarsi?”.

Eppure l’incredibile opera e arrivata fino a noi in tutta la sua possanza.

Il celeberrimo Loriot, era convinto che i romani custodissero il segreto di un metodo di preparazione delle malte “acquatiche” e che non lo volessero divulgare.

Cosi, nelle Memoire sur une decouverte dans l'art de batir, faite par le Sr. Loriot, Mecanicien, Pensionnaire du Roi (A Paris, 1774), si impara sulla scoperta del geniale Loriot:

Il signor Loriot, dopo aver esaminato quasi tutto ciò che i Romani hanno lasciato in Francia, si e intimamente convinto che essi non impiegavano materiali diversi da quelli di cui noi ci serviamo; che la calce, la sabbia, il cocciopesto, ed altre materie di questa specie, ottenevano da soli la perfezione di questi composti, ma che essi avevano un altro metodo rispetto al nostro nella manipolazione e la preparazione”.

Noi siamo convinti che oltre alle materie prime scelte dai Magister Calcariarum, siano state la sapiente preparazione ed applicazione delle malte a renderle cosi tenaci all’aggressione dell’acqua e dei sali. L’uso reiterato del Baculus nelle loro applicazioni doveva aver conferito ai manufatti una compattezza straordinaria, confinando il volume dei pori nella frazione microporosa. Il Baculus era un attrezzo simile ad uno spesso frattazzo quadrato, di metallo, di dimensioni ridotte; esso era dotato d’un manico ed era usato come un pesante martello per compattare lo strato d’intonaco facendone uscire tutta l’acqua d’impasto in esubero, riducendo le macroporosità a microporosità. Nelle malte romane costipate coi Baculus, che ancor oggi si mostrano integre, la porosimetria a mercurio ha indicato un diametro medio dei pori molto regolare (circa 0.1 μmicron), mentre i pori medi della malte degradate sono molto più grossi e coprono una gamma che va da 1 μm circa, fino a 22 μm, anche se la percentuale di porosità aperta e simile nei due casi (circa il 25%).

Baculus
Baculus

Sicuramente l'osservazione microstrutturale della malta originale romana non degradata ha riservato le sorprese più grandi.

Le osservazioni al SEM hanno messo infatti in evidenza una microstruttura molto compatta (Fig. a) e molto simile a quella di un materiale ceramico sinterizzato, compresenza di grani addirittura submicronici. Questa compattezza ha sicuramente favorito la durabilità dell'opera. La malta degradata ha invece rivelato una microstruttura molto meno compatta con numerose cavità (Fig. b), a conferma dei risultati di porosimetria.

L’analisi alla microsonda sulle malte ha confermato i dati diffrattometrici: la causa del degrado della malta (b) va quindi cercata nei continui cicli di bagnasciuga che hanno portato ad una maggiore porosità, probabilmente anche a seguito di fenomeni di gelo e disgelo.

L’eccezionale compattezza della malta integra e un autentica testimonianza, a 2000 anni di distanza, della destrezza e dell’abilita della manodopera dell'epoca, anche in opere comuni, che purtroppo non sempre riscontriamo in era moderna. I muratori d’un tempo accompagnavano quindi intelligenza e abilità manuale, in piena aderenza con l’immutata aurea regola del costruire.

Sulla scorta di tutte le conoscenze pervenuteci e dalle indagini condotte sulle malte del passato, è stato dato vita ad un progetto volto ad identificare un sistema di deumidificazione che avesse le stesse caratteristiche dei manufatti del passato e che di questi avessero gli stessi risultati e le stesse garanzie.

Il nostro studio si è svolto, quindi, mirando a riprodurre e riproporre le stesse malte del passato, mettendo a disposizione del nostro gruppo di studio le medesime materie che la storia suggerisce, con la certezza della loro durabilità ed integra efficacia nel tempo.


Fig. a Malta romana integra


Fig. b Malta romana degradata


La riscoperta di un antico legante: la Calce Pozzolanica Romana

L’opera di ingegneria più prestigiosa dell’antichità e il Pantheon a Roma. Su questo stupefacente monumento, dedicato a tutte le divinità, insiste una volta a cupola in calcestruzzo alleggerito, il cui diametro raggiunge l’incredibile luce di 43,3 metri.

Prima che tale opera fosse eretta, nessuno aveva mai osato pensare di progettare una struttura di tale ardimento. Ne la maestosa cupola di Hagia Sophia ad Istambul (33 metri circa), ne la cupola di San Pietro, anch’essa a Roma (circa 42 metri), nonostante la loro imponenza, mostrano tutto il genio di chi la progetto e la capacita di chi la costruì, che solo ai nostri tempi e stato possibile sorpassare, grazie alla tecnica costruttiva del calcestruzzo armato. Come arrivarono i Romani a realizzare opere cosi prestigiose?

Fu l’uso dell’Opus Caementitium (anche: opus caementicium) che permise tanta bellezza.

opus caementicium
Opus caementicium

La forma dell’elemento da costruire veniva ottenuta mediante una cassaforma costruita in pietre opportunamente posate, oppure formata da tavole e travi di legno; gli aggregati venivano accuratamente e prolungatamente mescolati alla malta.

Con l’indurimento del legante e la sua maturazione si otteneva un conglomerato assai resistente alla compressione, la cassaforma di legno veniva quindi rimossa, come si fa tutt’oggi, per essere eventualmente riutilizzata. Il termine Opus caementitium indica sia la tecnica, che la qualità del manufatto. La locuzione può pertanto essere tradotta come “costruzione in calcestruzzo” o più genericamente “calcestruzzo romano”.

Originariamente la tecnica di preparazione del calcestruzzo romano si sviluppo per contenere gli aggravi di spesa e per offrire soluzioni più spedite per la costruzione delle mura delle città, dei granai, delle conserve d’acqua, delle strutture portuali, degli acquedotti ed altro. A partire dalla meta del primo secolo della nostra era, col raffinarsi della tecnica dell’Opus Caementitium, abili architetti inventarono nuove strategie progettuali, nel momento in cui poterono impiegare tale materiale per la costruzione di volte e cupole.

E’ sorprendente scoprire come gli ingegneri romani avessero già sperimentato anche il principio del moderno cemento armato. In un ipocausto che veniva, come di consueto, fornito d’acqua calda attraverso le condutture, l’elemento più sorprendente consiste nel fatto che nella copertura di una di queste canalizzazioni realizzate, appunto, in Opus Caementitium, gli archeologi abbiano rinvenuto armature di rinforzo in ferro annegate nel conglomerato. Si sono anche ritrovate armature in ferro intrecciate a forma di rete nelle coperture dell’Herculaneum e delle terme di Traiano a Roma.

Sono state condotte indagini sulla resistenza meccanica di questo materiale, indagando su provini provenienti da strutture storiche romane di tutta Europa, prelevati da manufatti appartenenti alle più ricorrenti tipologie costruttive, quali murature e pareti, fondazioni di colonne, volte di copertura, conserve d’acqua e condutture.

I risultati rilevati dall’indagine conducono ad una sorprendente conclusione: i valori di resistenza alla compressione dei vari Opus Caementitium sono compresi mediamente tra 50 e 400 Kg/cm2 circa, dopo 2000 anni. Essi, pertanto, si sovrappongono, in ordine di grandezza, ai valori di resistenza di un calcestruzzo dei nostri tempi. Ma ciò che stupisce maggiormente e che la scelta della granulometria degli inerti avveniva in modo scrupoloso secondo criteri analoghi ai nostri. Dalla ricostruzione di due originarie curve granulometriche si evince come queste potrebbero perfettamente soddisfare anche le attuali prescrizioni normative.

Il minerale di partenza per la preparazione di un Opus Caementitum e sostanzialmente analogo a quello impiegato oggi per la produzione del cemento e della calce grassa. Alla calce ed agli aggregati, venivano aggiunti composti pozzolanici come il tufo vulcanico e la sabbia ottenuta dalla frantumazione dei mattoni cotti. Il calcestruzzo veniva gettato a strati e la reiterata battitura e costipazione del materiale consentivano una uniforme trasmissione del carico alla struttura. Quindi, per effetto della eguale aderenza tra gli stati, ottenuta dalla compattazione, si otteneva un manufatto d’un solo corpo, con proprietà paragonabili a quelle della pietra.

Si può pertanto affermare che la tecnica della preparazione dell’Opus Caementitium abbia svolto un ruolo fondamentale nella stabilita secolare del costruito nell’Impero Romano e di come la durabilità di siffatte opere sia tutt’ora una testimonianza di rara capacita costruttiva. Più che l’oltraggio del tempo fu l’uomo ad infierire: gli antichi monumenti, sono sempre stati privilegiate cave di pietra per il nuovo fabbricare. Ma ciò che rimane di estremamente prezioso degli Opus Caementitium e che fu oggetto di studio per molti ricercatori dell’800, e il sapiente uso che i Romani seppero fare della pozzolana.


Pianta del Pantheon disegnata da Andrea Palladio

E’ qui da osservare in che modo si sia appurato che le malte romane vitruviane mostrano di avere un setto poroso tale da porle fra i composti con il miglior coefficiente alla diffusione al vapore nonostante il loro peso specifico. Ecco enunciata la composizione della malta definita “Pantheon”, composta come prescritto dalla ricetta originaria:

calx intrita (calce spenta di fossa),

pulvis Baianus (pozzolana di Baia),

testa tunsam (coccio pesto),

pumex et (pomice),

sabulum (sabbia silicea).

L’impasto battuto ed essiccato, mostra di avere un peso specifico medio di 2,0 Kg/litro e, nonostante ciò, il relativo coefficiente di diffusione al vapore (μ) e pari a 3. Si noti poi che, nell’impasto nel quale tutta la calce [Ca(OH)2] si e combinata con i silico-alluminati delle pozzolane (pozzolana di Baia, cocciopesto, pomice), non vi e alcun residuo di calce libera. Avendo come aggregato sabbia silicea (sabulum), che resiste egregiamente all’aggressione chimica e non carbonatica, ben si comprende come questi manufatti abbiano resistito integri alle ingiurie del tempo nei secoli.

DELLE MALTE “PORCELLANE”
Da qualche anno, in tutto il mondo, molti ricercatori, che si occupano di materiali per il restauro monumentale storico, si stanno assiduamente applicando per trovare spiegazioni che possano dare adeguate risposte alle istanze che vengono da chi e preposto al riproponimento di materie e soluzioni, che abbiano la medesima bellezza e longevità di quelle storiche. Come e già avvenuto in altri casi, la risposta viene ancora dall’opera di chi ci ha preceduto.

Ecco cosa si legge in un capitolo nel piccolo tomo Manuale D’Architettura (1629) di Giovanni Branca, l’ascolano.

Nuova materia all’Architettura massimamente per gli ornamenti più delicati può somministrare la nuova Plastica de’ Tartari inventata dallo Scrittore di queste aggiunte, e della quale a spese del medesimo, […] se n’e eretta modernamente una fabbrica a i Bagni di S. Filippo in Toscana con privilegio Reale. Con questa nuov’Arte l’acque di quei Bagni si lasciano sopra cavi, o sieno forme un tartaro bianco lattato, duro a piacimento fin' a farlo superare la durezza del marmo Carrarino Statuario, dependendo ciò da alcune leggi, […] risistente alle ingiurie quanto il travertino, improntato fedelmente di tutti i tratti anche più minuti e capillari, che abbia il modello”.

La singolarità di questa indicazione risiede nel modo con cui il Branca suggerisce di replicare pezzi di statue e capitelli, mediante la preparazione di un suo ritrovato da versare in stampi confezionati per la riproduzione di “capricciosissimi” pezzi originari.

Non esiste in letteratura nessun riferimento a malte che facciano pronta presa (idrauliche), che raggiungano resistenze alla compressione tali da sorpassare in durezza il celeberrimo marmo di Carrara. Evidentemente l’innovazione sta nell’uso di un ingrediente (una sorta di pozzolana), che dia nervo e resistenza alla malta e che nel contempo rimanga di color “bianco lattato” come altrimenti nessuna pozzolana può fare.

Dalla lettura del Branca si intuisce che egli e depositario di un qualche “segreto” che non vuol svelare, un segreto di Bottega che solo lui e pochi altri conoscono e che gli permette di sfruttarlo in una “nuova fabbrica”. L’inventamento (personalmente provato dal Branca medesimo), che egli rende pubblico attraverso le pagine del suo Manuale, sta fra la semplice testimonianza di una verità che proviene da lontano e il riproponimento di un precetto che non può che essergli pervenuto dalla tradizione di Bottega.

Non vi e alcun dubbio che il miracoloso “Tartaro bianco lattato”, di cui egli orgogliosamente disquisisce, altro non e che una malta “porcellana” in uso presso i mastri.

Terme San Filippo
Terme San Filippo, nel Parco della Val d'Orcia in provincia di Siena

In documenti d’archivio quattrocenteschi si trovano notizie sul trasporto via mare, dai monti della Tolfa, dietro Civitavecchia, d’un minerale che veniva impiegato per conciare le pelli e per preparare tinteggi per i tessuti. L’elemento ricercato era il cosi detto allume di rocca, ovvero l’alluminato di potassio, ben conosciuto nelle Botteghe di pittura. Tale allume era estratto dal minerale importato. Ciò che rimaneva, dopo la selezione, era caolino con qualche traccia di alluminato. Coscientemente o per avventura, i mastri calcinai genovesi mescolarono il materiale a calcari magnesiaci (molto comuni sul territorio ligure) ed ottennero, calcinandoli a bassa temperatura, un materiale, che usato per formare delle malte, si dimostro un formidabile legante idraulico. E poiché le malte cosi preparate si mostravano bianche, nitide e lucide come la preziosa terraglia cinese, l’impasto rimase nella tradizione genovese, col nome di “porcellana”, sin dai secoli antecedenti l’affermazione che si trova nel manuale del Branca e pertanto una vera e propria innovazione non la si può definire.

I genovesi conoscevano da tempo, per tradizione, l’uso del caolino calcinato per rafforzare le loro malte e questa tecnica, ancor per tradizione, essi stessi devono averla appresa e consolidata, attraverso pratiche consacrate da millenni di esperienza, da chi li aveva preceduti in quest’Arte, probabilmente dai Fenici.

E’ certo che, una volta provato in laboratorio il comportamento di una mistura di calce idrata d’origine ligure e di caolino della Tolfa, calcinato a bassa temperatura, come raccontano i vecchi artieri genovesi, non si può non intuire, che probabilmente l’uso di questi innovativi leganti potrebbero condurci sulla giusta strada.

I fenomeni di presa idraulica fra materiali cotti a temperature inusualmente basse, contrastano con l’ormai radicata convinzione che, più alta sia la temperatura di cottura dei materiali, più alta sarà la resistenza alla compressione dei manufatti con essi composti. I resti di antiche malte “porcellane” ritrovate a Porto Vecchio, a Genova, e le antiche “misteriose” malte pozzolaniche romane, dimostrano esattamente il contrario.

I risultati preliminari, che concernono il fenomeno generale di indurimento del metacaolino (caolino calcinato) mescolato all’idrossido di calcio, come agente attivante, sono cosi stupefacenti da far pensare che forse, a guardare nelle pieghe dell’empirico, si possono trovare quelle risposte, che la ricerca scientifica ottocentesca non seppe del tutto spiegare.

caolino
Il caolino

Orbene, mescolando l’antichissima arte dei Magister Calcariarum della preparazione dell’Opus Caementitium, con la sapienza empirica dei costruttori genovesi, si arriva oggi a disporre di leganti di grandissima affidabilità. Questa, infatti, è la premessa su cui si è fondato lo studio e la realizzazione del legante denominato “Calce Pozzolanica Pantheon”.

Il legante formulato e una calce idraulica (FL 5.0, secondo la normativa UNI EN 459-1:2010), composto a freddo, ottenuto dalla mistione di calce idrata in polvere, ad alto titolo di idrato di calcio (98%), calcinata a bassa temperatura (850°C) e selezionata con appropriati separatori. La parte pozzolanica e costituita da pozzolane naturali zeolitiche, rafforzate da composti caolinitici (2SA) micronizzati. Il rapporto fra idrato di calcio [Ca(OH)2] e prodotti pozzolanici e stato raggiunto dopo una attenta indagine sullo Chapelle, ovverosia l’indice di pozzolanicità. (L’indice di Chapelle determina la quantità di milligrammi di idrato di calcio che si combinano con 1000 grammi dello specifico aggregato pozzolanico in esame, all’atto dell’idratazione).

La carica da aggregare al legante nella formulazione e una ponderata quantità di pura polvere silicea, composta in curva granulometrica continua, selezionata fra 0 e 40 μmicron, eventualmente modificata con filler super-leggeri a base di silicoalluminati, idrati, espansi, al fine di raggiungere il peso specifico voluto.

La Calce Pozzolanica Pantheon, che e la sintesi di tutti i leganti descritti nei documenti d'archivio, da Vitruvio alla letteratura più recente, e perfettamente compatibile con le strutture storiche d’ogni tempo, ed e estremamente versatile nella preparazione di ogni tipo di malta si voglia usare nell’opera di restauro.

Correzione ponti termici

Nelle certificazioni di laboratorio per avvalersi del CAM e DOP ,si osserva che il beneficio apportato da 8 mm di Therma Stone ,...